È ora di mangiare meno carne
Un nuovo studio mostra come per ridurre sensibilmente la deforestazione e le emissioni sarebbe sufficiente diminuire il consumo solo del venti per cento
Ad aprile l’Intergovernmental panel on climate change delle Nazioni Unite (Ipcc) ha pubblicato un corposo rapporto che esamina i modi in cui gli esseri umani potrebbero mitigare le conseguenze più gravi del cambiamento climatico sull’ambiente. Il documento consta di quasi tremila pagine, ma la parte che è davvero necessario conoscere arriva dopo una cinquantina di pagine ed elenca tutte le modalità in cui possiamo ridurre le emissioni in questo momento.
Il passaggio all’energia eolica e solare è descritto come l’azione a più alto impatto. Ma un po’ più in basso viene citata un’opzione un scritta in modo po’ singolare: “passare a diete sane, equilibrate e sostenibili“. Se questa formulazione vi sembra evasiva, non avete tutti i torti. Una versione precedente del rapporto includeva una raccomandazione ad adottare diete a base vegetale, secondo quanto riferito da Reuters. L’indicazione è stato però diluita durante i negoziati su pressione di Stati Uniti, Brasile e altri paesi in cui è l’industria della carne è particolarmente forte. Nel riassunto del documento, le diete a base vegetale vengono citate una sola volta, in una nota a piè di pagina 43.
L’impatto enorme della carne
Non si può discutere dell’impatto climatico del cibo senza parlare della carne. La produzione alimentare genera circa il 26 per cento delle emissioni globali di gas serra, la maggior parte delle quali è causata dal bestiame. Le emissioni più alte provengono dai ruminanti come i bovini e le pecore, a causa delle esalazioni di metano che emettono durante la digestione. Per ogni grammo di proteina, la produzione di manzo genera emissioni di gas serra otto volte superiori a quelle della carne di pollo, e 25 volte quelle del tofu. Anche l’impatto sul suolo è enorme. Quasi l’ottanta per cento di tutti i terreni agricoli è usato come pascolo o per crescere colture per i mangimi, mentre l’ampliamento dei pascoli per bovini è responsabile del 41 per cento della deforestazione annuale nelle aree tropicali.Ciononostante, sembra che anche una piccola riduzione nel nostro smodato desiderio di carne bovina sia in grado di sortire grandi benefici sull’ambiente. Sostituendo anche solo un quinto del nostro consumo di carne bovina con alternative come le micoproteine sarebbe possibile rallentare drasticamente il ritmo della deforestazione. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature ha simulato quello che accadrebbe se le persone sostituissero la carne di manzo o di altri ruminanti nella loro dieta con le micoproteine, e cosa succederebbe invece se i consumi proseguissero sulla traiettoria attuale. In un mondo in cui la domanda di carne bovina continua a salire, i tassi di deforestazione aumenterebbero di oltre il doppio. Ma se le persone sostituissero il venti per cento della carne di manzo con le micoproteine, il tasso di deforestazione entro il 2050 sarebbe dimezzato rispetto allo scenario in cui il consumo di carne continua a salire come previsto.
Obiettivo alla portata
“Parte della soluzione a questo problema potrebbe essere rappresentata dalla biotecnologia esistente“, spiega Florian Humpenöder, un ricercatore dell’Istituto Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico in Germania e autore principale dell’articolo su Nature. Altri studi scientifici sostengono la necessità di ridurre in misura molto maggiore il consumo di carne. La commissione Eat-Lancet, per esempio, raccomanda di non mangiare più di 98 grammi di carne rossa (maiale, manzo o agnello) a settimana. Negli Stati Uniti in media ogni persona ha un consumo di quasi sette volte superiore relatico al solo manzo.
A Humpenöder, però, una riduzione del venti per cento sembra un obiettivo più realistico: “Penso che raggiungere una quota di sostituzione del venti per cento entro il 2050 sia un traguardo abbastanza fattibile. O perlomeno non eccessivamente ottimistico“, racconta. Humpenöder ha realizzato anche altri due scenari in cui entro il 2050 la micoproteine sostituiscono rispettivamente il 50 e l’80 per cento del consumo di carne bovina. In questi due modelli, la deforestazione e le emissioni associate erano ancora più basse. Ognuna di queste variazioni portava a un dimezzamento del tasso di deforestazione previsto, ma il miglioramento più netto si ottiene sostituendo con le micoproteine solo il venti per cento della carne bovina.
Lo studio evidenzia come anche una riduzione relativamente piccola del consumo di carne bovina possa comportare grandi benefici ambientali, spiega Michael Clark, un ricercatore post-dottorato presso la University of Oxford. La sfida è convincere i politici e cittadini a tradurre questa ricerca in azione: “Siamo ancora in una situazione in cui le diete hanno un grande impatto“, racconta. Anche se in paesi come l’Italia e il Regno Unito il consumo di carne bovina sta lentamente diminuendo, il passaggio a diete più sostenibili non sta avvenendo abbastanza rapidamente. Clark spera che promuovere una riduzione nel consumo di carne – piuttosto che chiedere di rinunciarvi del tutto – possa convincere le persone a passare a diete più sostenibili: “Il punto è comunicare in un modo che non sia respingente“, spiega.
fonte: www.wired.it