Terra dei fuochi: un crimine ambientale
La Terra dei Fuochi è un’area di 1000 mq circa, compresa tra Napoli e Caserta. I comuni interessati sono: Acerra, Arienzo, Aversa, Bacoli, Brusciano, Caivano, Camposano, Cancello ed Arnone, Capodrise, Capua, Carinaro, Carinola, Casagiove, Casal di Principe, Casaluce, Casamarciano, Casapesenna, Casapulla, Caserta, Castelvolturno, Castello di Cisterna, Cellole, Cervino, Cesa, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Curti, Falciano del Massico, Francolise, Frignano, Giugliano in Campania, Grazzanise, Gricignano di Aversa, Lusciano, Macerata Campania, Maddaloni, Marcianise, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mondragone, Monte di Procida, Nola, Orta di Atella, Parete, Pomigliano d’Arco, Portico di Caserta, Pozzuoli, Qualiano, Quarto, Recale, Roccarainola, San Cipriano d’Aversa, San Felice a Cancello, San Marcellino, San Marco Evangelista, San Nicola la Strada, San Paolo Bel Sito, San Prisco, San Tammaro, San Vitaliano, Santa Maria a Vico, Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria la Fossa, Sant’Arpino, Saviano, Scisciano, Sessa Aurunca, Succivo, Teverola, Trentola- Ducenta, Tufino, Villa di Briano, Villa Literno, Villaricca e Visciano.
Tali territori sono a rischio a causa della grande quantità di rifiuti tossici illeciti che provocano gravissimi danni, non solo all’ambiente ma anche alla salute degli abitanti. Migliaia di persone, infatti, ogni anno contraggono tumori o altre malattie gravissime, come il morbo di Parkinson, a causa del consumo di prodotti provenienti dai terreni della zona, impregnati di sostanze altamente tossiche e a causa dell’inalazione delle stesse rilasciate nell’ambiente. Le analisi del sangue delle persone colpite hanno dimostrato che vi è una concentrazione ematica di metalli pesanti di gran lunga superiore alla quantità raccomandata. Questo ha portato il verificarsi di una vera e propria epidemia tumorale nel territorio campano con percentuali di morti per tumore fino a 3 volte superiori rispetto al resto dell’Italia e con un’incidenza di tumori maligni maggiore circa del 46% rispetto al resto del Sud Italia. In tale area possiamo distinguere 2 categorie di terreni: fertili e inquinati. Non è giusto che sulle nostre tavole arrivino prodotti provenienti da terreni inquinati, ragion per cui E’ NECESSARIO effettuare una verifica in campo con un protocollo di intesa con comuni, province e regioni.
L’organizzazione di volontariato We Can per evitare i rischi connessi alla salute suggerisce delle misure preventive distinguendo le zone sane da quelle inquinate attraverso :
- Recupero e valorizzazione dei terreni inquinati attuando, ad esempio, la coltivazione della canapa da fibra o coltivazioni no food grazie ad interventi agronomici volti ad ottimizzare la resa delle colture ad impatto zero sull’ambiente;
- Valorizzazione dei terreni fertili attraverso la tracciabilità dei prodotti agricoli tipici che vanno etichettati per fissare la provenienza e la data di raccolta;
L’organizzazione di volontariato We Can, oltre alle misure preventive suggerite, chiede a chi ci governa maggiore interesse nell’attuare metodi preventivi e di porre in essere tutte le forme di controllo del territorio, intraprendendo interventi di bonifica e di risanamento dei territori contaminati.